Re: Adesso ho un micino.
Inviato: 02/01/18, 13:43
Beh, non è carissimo! Penso che lo prenderò anch'io.
PS:
Sono riuscita a ritrovare (ed a salvare) la trasmissione di Report di cui avevo parlato. E' divisa in 4 filmati. Ho visto che ricordavo male: il filmato all'interno dello stabilimento non è stato fatto da un dipendente, ma da un giornalista "infiltrato". C'è la scena coi cani moribondi e si sente la voce di un dipendente che dà istruzioni all'infiltrato. Parla in inglese, con sottotitoli, perciò la ditta è americana.
E manca il pezzo iniziale, che io ricordo bene, che mostrava un grande prato verde dove, secondo la ditta, i cani passavano molto tempo a giocare felici. Ma i vicini hanno dichiarato di non aver MAI visto cani in quel prato. Li facevano uscire solo in occasione di qualche visita di scolaresche. Una bella commedia.
Non ho intenzione di postare i link dei 4 pezzi di Report. Se qualcuno me li chiede, li posso mandare per MP. Il fatto è che si resta talmente avviliti e con un tal senso di impotenza....Non si sa cosa fare, perchè, oltre alla sperimentazione su animali, anche le marche migliori fanno i mangimi con scarti di macelleria e cereali, e la carne buona è presente solo al 4%, ed è la legge che lo permette.
Io continuerò ad usare crocchette ed umido di una buona marca. Ma contemporaneamente aumenterò la parte di carne "vera", cotta e cruda, che prenderò in macelleria.
Intanto, voglio postare un articolo che parla della trasmissione in questione.
Genova - Report contro i produttori di alimenti per cani e gatti. La puntata di domenica sera su Raitre conteneva un servizio intitolato “Troppa trippa”, di Sabina Giannini, in cui si puntava il dito sulle normative, sulla qualità, sui prezzi e sulla mancanza di trasparenza delle aziende interpellate, che si sono rifiutate di aprire le porte ai cronisti.
«L’anno scorso - ha spiegato la conduttrice Milena Gabanelli - gli italiani hanno speso 1miliardo e 800 milioni di euro per acquistare le crocchette e le scatolette. Spesso non possiamo capire quale carne o pesce contenga, e non dipende dal carattere microscopico usato nelle etichette. Poca trasparenza travolta da un’ondata di pubblicità che trasforma quelli che spesso sono scarti di macellazione in menu stellati... nel prezzo però. Il vitello gourmet della Nestlé Purina al vitello costa 8,63 euro al chilo; ma in quella scatoletta ci sono soprattutto carni, acqua e cereali non meglio definiti e soltanto il 4% di vitello. In macelleria un chilo di carne di vitello costa 14 euro. Un kilo però, non il 4%. Neppure il sultano del Brunei pagherebbe 32 euro al kilo un vasetto di carne che per di più ne contiene soltanto il 30%. Se fosse tutta carne costerebbe 91 di euro al kg. visto che il resto è fegato, riso e carote. Qui il tonno in una scatoletta è il 50%: il resto sono grassi - e chissà quali - vegetali e frutta. Forse sarà lo 0,012% di papaia a incidere sul prezzo, ma facendo rapidi calcoli il tonno al naturale per gli umani costa poco di più, ma contiene la doppia quantità di tonno. Questo prodotto con pollo costa 14,15 euro al chilo. Ma c’è soltanto il 4% di pollo. Il resto è una miscela di derivati, anche vegetali. Se si comprano i ritagli al banco della macelleria si spende un decimo e sono freschi. Soprattutto visibili. La legge sull’etichettatura consente ai produttori di scrivere “con pollo o salmone” purché contengano almeno il 4% di quella carne enfatizzata sulla confezione. Che guarda il caso è la percentuale più diffusa. Quale altra carne contenga non sono obbligati a specificarlo, così come se entra nello stabilimento fresca, essiccata o congelata; se proviene dall’Italia o dalla Cina. In molti casi sono frattaglie o sottoprodotti della macellazione scartati, altri non idonei per l’uomo. Interiora, teste, zampe, tendini, piume, pelli, corna e farina di carne. Ma anche questo non lo possiamo sapere».
L’inchiesta di Sabrina Giannini ha cercato di fare luce su un settore poco trasparente: tutte le aziende produttrici contattate, in Italia, Europa e Stati Uniti, hanno rifiutato di mostrare gli stabilimenti, così come i loro fornitori di scarti di macellazione e farine di carne. Infine l’ultima novità del mercato che vede in competizione le multinazionali: le diete a supporto delle patologie che colpiscono cani e gatti. Alimenti molto costosi che suscitano dubbi.
PS:
Sono riuscita a ritrovare (ed a salvare) la trasmissione di Report di cui avevo parlato. E' divisa in 4 filmati. Ho visto che ricordavo male: il filmato all'interno dello stabilimento non è stato fatto da un dipendente, ma da un giornalista "infiltrato". C'è la scena coi cani moribondi e si sente la voce di un dipendente che dà istruzioni all'infiltrato. Parla in inglese, con sottotitoli, perciò la ditta è americana.
E manca il pezzo iniziale, che io ricordo bene, che mostrava un grande prato verde dove, secondo la ditta, i cani passavano molto tempo a giocare felici. Ma i vicini hanno dichiarato di non aver MAI visto cani in quel prato. Li facevano uscire solo in occasione di qualche visita di scolaresche. Una bella commedia.
Non ho intenzione di postare i link dei 4 pezzi di Report. Se qualcuno me li chiede, li posso mandare per MP. Il fatto è che si resta talmente avviliti e con un tal senso di impotenza....Non si sa cosa fare, perchè, oltre alla sperimentazione su animali, anche le marche migliori fanno i mangimi con scarti di macelleria e cereali, e la carne buona è presente solo al 4%, ed è la legge che lo permette.
Io continuerò ad usare crocchette ed umido di una buona marca. Ma contemporaneamente aumenterò la parte di carne "vera", cotta e cruda, che prenderò in macelleria.
Intanto, voglio postare un articolo che parla della trasmissione in questione.
Genova - Report contro i produttori di alimenti per cani e gatti. La puntata di domenica sera su Raitre conteneva un servizio intitolato “Troppa trippa”, di Sabina Giannini, in cui si puntava il dito sulle normative, sulla qualità, sui prezzi e sulla mancanza di trasparenza delle aziende interpellate, che si sono rifiutate di aprire le porte ai cronisti.
«L’anno scorso - ha spiegato la conduttrice Milena Gabanelli - gli italiani hanno speso 1miliardo e 800 milioni di euro per acquistare le crocchette e le scatolette. Spesso non possiamo capire quale carne o pesce contenga, e non dipende dal carattere microscopico usato nelle etichette. Poca trasparenza travolta da un’ondata di pubblicità che trasforma quelli che spesso sono scarti di macellazione in menu stellati... nel prezzo però. Il vitello gourmet della Nestlé Purina al vitello costa 8,63 euro al chilo; ma in quella scatoletta ci sono soprattutto carni, acqua e cereali non meglio definiti e soltanto il 4% di vitello. In macelleria un chilo di carne di vitello costa 14 euro. Un kilo però, non il 4%. Neppure il sultano del Brunei pagherebbe 32 euro al kilo un vasetto di carne che per di più ne contiene soltanto il 30%. Se fosse tutta carne costerebbe 91 di euro al kg. visto che il resto è fegato, riso e carote. Qui il tonno in una scatoletta è il 50%: il resto sono grassi - e chissà quali - vegetali e frutta. Forse sarà lo 0,012% di papaia a incidere sul prezzo, ma facendo rapidi calcoli il tonno al naturale per gli umani costa poco di più, ma contiene la doppia quantità di tonno. Questo prodotto con pollo costa 14,15 euro al chilo. Ma c’è soltanto il 4% di pollo. Il resto è una miscela di derivati, anche vegetali. Se si comprano i ritagli al banco della macelleria si spende un decimo e sono freschi. Soprattutto visibili. La legge sull’etichettatura consente ai produttori di scrivere “con pollo o salmone” purché contengano almeno il 4% di quella carne enfatizzata sulla confezione. Che guarda il caso è la percentuale più diffusa. Quale altra carne contenga non sono obbligati a specificarlo, così come se entra nello stabilimento fresca, essiccata o congelata; se proviene dall’Italia o dalla Cina. In molti casi sono frattaglie o sottoprodotti della macellazione scartati, altri non idonei per l’uomo. Interiora, teste, zampe, tendini, piume, pelli, corna e farina di carne. Ma anche questo non lo possiamo sapere».
L’inchiesta di Sabrina Giannini ha cercato di fare luce su un settore poco trasparente: tutte le aziende produttrici contattate, in Italia, Europa e Stati Uniti, hanno rifiutato di mostrare gli stabilimenti, così come i loro fornitori di scarti di macellazione e farine di carne. Infine l’ultima novità del mercato che vede in competizione le multinazionali: le diete a supporto delle patologie che colpiscono cani e gatti. Alimenti molto costosi che suscitano dubbi.